giovedì 17 agosto 2017

I negozi di vicinato del mio paese? DESAPARECIDOS!

Via Roma, 31050 Vedelago (Treviso).
Vedelago è la frazione capoluogo del mio comune dove hanno sede il municipio, la biblioteca comunale, la scuola media, la caserma dei Carabinieri.
Nei primi 600 metri circa di via Roma, dalla piazza  al capitello del Redentore, in pochissimo tempo hanno chiuso 12 negozi.
Via Roma è sempre stata la via principale del paese, infatti lungo questo tratto di strada troviamo la "banca del paese" e la posta.
Via Roma era detta in dialetto vedelaghese "cao Grando". Dal nome in italiano -via Roma - e da quello in vernacolo si capisce che era la via principale del mio paese, ora non lo è più.
In pochissimo tempo è diventata una strada desertificata, desolata, i negozi di prossimità che soddisfacevano le esigenze dei paesani e non solo, hanno chiuso uno dopo l'altro alla velocità della luce.
Oggi la situazione è questa: 12 (diconsi dodici) esercizi commerciali non esistono più.
VIA ROMA: in questo fabbricato due negozi su tre sono chiusi

EX EDICOLA/CARTOLERIA

EX PARAFRMACIA

EX BAR CENTRALE (sulla vetrina la scritta VENDESI)

EX NEGOZIO DI ALIMENTARI

EX NEGOZIO DI VESTITI DA SPOSA

EX FIORERIA

EX MACELLERIA (con la scritta VENDESI AFFITTASI ATTIVITA' COMMERCIALE)

insegna dell'ex macelleria


EX BANCA

EX PIZZERIA/ KEBAB

EX BANCA ed in seguito EX COMPRO ORO


EX PANIFICIO


EX MERCERIA

In un lungo articolo apparso nel Gazzettino di domenica 13 agosto 2017 
Mario Pozza presidente della Camera di Commercio di Treviso Belluno dice:


«In cinque anni persi 249 negozi.
 I centri commerciali aumentati dell'8%»
«Nei comuni sono più utili gli esercizi di vicinato»

 L'ANALISI - (zan) Cittadini sempre più anziani, meno propensi ad uscire dalla città per fare la spesa. E consumatori, di ogni età, comunque attratti da nuove modalità d'acquisto. Dunque, meno grandi centri commerciali e più negozi di vicinato. L'equazione, già sperimentata i molti paesi, su tutti gli Stati Uniti, non può non essere applicata anche nella Marca, secondo Mario Pozza, presidente della Camera di commercio di Treviso e Belluno. 
Nel dibattito sulla proliferazione dei grandi parchi commerciali (costruiti o in progetto), il numero uno dell'ente camerale ricorda come il tema non possa essere disgiunto da altre considerazioni: «Quali il diverso atteggiamento delle persone di fronte all'esperienza d'acquisto, nonché il progressivo invecchiamento della popolazione. Che inevitabilmente contrasta con la persistente idea di riempire di quantità il maxi-carrello della spesa, in luoghi esterni al tessuto urbano». Lo dice la demografia: citando l'Istat, Pozza ricorda come, in provincia, nell'ultimo quinquennio, gli abitanti fino ai 64 anni siano calati di quasi 9mila unità, mentre gli over 65 siano aumentati di 18.800 esponenti. Oggi i trevigiani dai 65 anni in su sono 190mila, pari al 21,4% della popolazione totale. E sono destinati a incrementarsi di ulteriori 10-12 punti percentuali nei prossimi vent'anni.
«A questo segmento crescente di popolazione sottolinea il presidente della Cciaa - verrebbe più naturale associare il bisogno di fare la spesa in esercizi di vicinato, con tutti i servizi complementari che si possono immaginare, piuttosto che costringerli a prendere l'auto e andare nelle grandi superfici».
A questo andamento demografico, tuttavia, si contrappongono altre statistiche: «Sono proprio le piccole superfici ad essere state penalizzate negli ultimi anni. Tra il 2011 e il 2016 abbiamo perso 30mila metri quadrati di vendita (meno 4,9%) riferiti ad esercizi con superfici inferiori ai 250 metri quadri.  Mentre la superficie di vendita riferibile ad esercizi con più di 1.500 metri è aumentata nello stesso periodo di quasi 23.000 metri (più 8,5%). In termini di punti vendita, nel periodo considerato abbiamo perso 249 esercizi di vicinato». «La cosa che mi rattrista commenta Pozza - è che noi qui a Treviso, attorno a questi temi, ci costruiamo la solita polemica. Ci dividiamo. Con i Comuni in cerca di fare cassa con gli oneri di urbanizzazione. In giro per il mondo, invece, sono gli stessi operatori della grande distribuzione ad invertire la tendenza. A ripensare i loro format di vendita, rendendoli più compatibili con la logica del piccolo e urbano». 
Senza contare il valore sociale, ribadisce il massimo rappresentante dell'istituzione di piazza Borsa, di un negozio, che, specie in un piccolo paese, diventa «punto d'interazione forte fra commercio, tipicità, tradizioni, vita della comunità». 
Nessuna guerra alla grande distribuzione organizzata: «Si tratta di interrogarci, fuori dalle polemiche, su un diverso equilibrio fra modelli: fra approccio massivo alla spesa, rispetto al rinato bisogno di un'esperienza d'acquisto fondata sulla relazione e sui servizi. È la forza dei numeri che ho sopra commentato ad imporci una seria riflessione al riguardo».
Noi a Vedelago invece... siamo diversi, siamo speciali..., non ci curiamo delle analisi dell'Istat, della Camera di Commercio, dell'Ascom o di personalità di settore, no noi a Vedelago concediamo ampliamenti a grandi superfici di vendita (fallite e vuote! SIRA ad esempio) affinchè diventino ancor più grandi.
Perchè? Per chi? Quali benefici porterà alla nostra comunità?
Perchè invece non provare a sostenere i piccoli negozi di quartiere?