sabato 29 settembre 2018

Telve Rigo vittima di usura? La Corte d'Appello dice NO!

Nel lontano gennaio 2012 scrivevo un articolo http://primaveracivica.blogspot.com/2012/01/contributo-annuale-escavazione-2.html 
dove raccontavo che il cavatore Telve Rigo che scava nel comune di Vedelago aveva una grosso debito col comune stesso ma non lo pagava perchè si era dichiarato vittima di usura ed in quanto vittima di usura aveva chiesto 3 milioni di euro dal fondo statale che aiuta le vittime di tale reato.
Il fondo antiusura gli aveva versato 800.000 euro.



Il Gazzettino di martedì 25 settembre 2018 riporta questa notizia:


Dopo quasi 7 anni la corte d'Appello di Venezia ha confermato il giudizio emesso nel processo di primo grado:
TELVE RIGO NON E' STATO VITTIMA DI USURA e quindi
NON AVEVA DIRITTO A RICEVERE GLI 800.000 EURO
.
Tale somma verrà restituita ai contribuenti italiani
?
Telve Rigo pagherà il debito residuo al comune di Vedelago?

Una domanda sorge spontanea: il Comune di Vedelago si fiderà a fare futuri accordi con tale Cavatore?

mercoledì 2 maggio 2018

L'ORTO ED IL BALCONE FIORITO CHE VORREI

Lunedì 30 aprile l'associazione PENSIONATI san MARTINO, in collaborazione con
V.A.d.A - volontari amici degli anziani - ONLUS e
IAMS - Impegno e Azione per un Mondo Sostenibile -ONLUS,
ha organizzato un incontro con PAOLO VETTORETTO, dottore in scienze forestali ed ambientali, sul tema della coltivazione di orti e giardini dal titolo: "L'orto che vorrei - scelte consapevoli e sostenibili per realizzare un orto ed un balcone fiorito".
il vice presidente Eugenio Lanaro e la segretaria Fiorenza Morao
 presentano la serata con il dottor Vettoretto




Il dottor Vettoretto ha esposto in modo competente e brillante le varie tecniche ed i vari accorgimenti che possiamo mettere in atto per avere dei prodotti buoni e soprattutto sani per la nostra salute e per la salute dell'ambiente di cui siamo parte.


Tra le tantissime informazioni esposte, alcune erano per me una assoluta novità ed hanno suscitato il mio interesse, alcune pratiche facevano parte dell'esperienza dei nostri nonni e le avevamo dimenticate come ha sottolineato nel suo intervento Sergio Squizzato assessore all'ambiente del comune di Vedelago, altre sono frutto di studi e ricerche recenti.

l'assessore all'ambiente Sergio Squizzato ed il relatore Paolo Vettoretto

Sempre, in ogni caso, bisogna avere passione, costanza e pazienza nel saper attendere la maturazione degli ortaggi e dei frutti nella loro stagione.
Uno dei mali dei nostri tempi è quello di voler sempre anticipare il consumo dei prodotti siano essi ortaggi o fiori: vogliamo mangiare i pomodori a maggio, vogliamo avere i gerani fioriti sul nostro balcone a febbraio.
Ciò è anche possibile, ma a quale prezzo per l'ambiente? 
A questo proposito il dottor Vettoretto ci ha fatto vedere un filmato sulla coltivazione delle rose in Kenia.
Le nostre scelte anche se ci sembrano di poco conto, sono invece importantissime. Se ognuno di noi mette in atto delle buone pratiche miglioriamo il mondo in cui viviamo.

Tra i tantissimi argomenti esposti ho trovato particolarmente interessanti:
  • la tecnica agronomica del SOVESCIO cioè la semina a rotazione in una parte dell'orto del trifoglio bianco che, una volta fiorito, viene interrato. Il suo disfacimento metterà a disposizione una notevole quantità di sostanze nutritive consentendo di evitare il ricorso alla concimazione chimica consueta;

  • le TRAPPOLE CROMOTROPICHE cioè le trappole per il monitoraggio degli insetti che si posano sulle piante e sugli ortaggi installando un foglio od un piatto di plastica appiccicoso, di colore GIALLO, perchè il giallo è il colore che più attrae gli insetti. In questo modo possiamo capire meglio quali sono i parassiti che infestano le nostre piante;

  • la CENERE sparsa sul terreno in una certa quantità è un fertilizzante. Inoltre messa intorno alle piante come una piccola barriera, impedisce alle lumache di passare;

  • il PIRODISERBO cioè l'eliminazione di erbe infestanti dai bordi del cortile, dei recinti, delle pavimentazioni attraverso uno schock termico. In questo modo si eviterà l'uso di diserbanti o dissecanti come il glifosate che attraverso la catena alimentare, ha la caratteristica certa di andare a depositarsi nel nostro intestino, danneggiando la flora batterica e rendendola incapace  di combattere le infezioni;

  • le CONSOCIAZIONI UTILI cioè l'accostamento di una pianta ad un'altra. Le caratteristiche dell'una proteggeranno l'altra dall'attacco di insetti dannosi; 

  • le MACERAZIONI cioè l'uso di vegetali come aglio, cipolla, ortica, equiseto ed altri da far macerare in acqua e al sole, filtrare e poi spruzzare regolarmente sulle piante. E' un ottimo mezzo di prevenzione;
Moltissime altre sono state le informazioni e i suggerimenti dati che sono stati apprezzati da un folto pubblico che è intervenuto con moltissime domande. Le ventitrè sono arrivate in un battibaleno.
si prendono appunti...con carta e penna e sul tablet

Spesso basta essere consapevoli del significato di ogni scelta che facciamo per fare la scelta migliore. Probabilmente il problema è che spesso le nostre scelte vengono dettate più da mode, usi o da una fiducia ad occhi chiusi riposta in persone o convinzioni sbagliate.
Quello che ci rende capaci di effettuare una scelta giusta (o meglio, la migliore scelta possibile nei confronti nostri e del mondo in cui viviamo) è la piena consapevolezza dei gesti che compiamo ogni giorno.









mercoledì 31 gennaio 2018

La Piantata Veneta patrimonio da preservare

In aprile 2014 pubblicavo un articolo che riportava una buona notizia: l'antico vigneto di Baver dove la vite era maritata agli alberi e censito nel catasto napoleonico, era salvo dalle ruspe. http://primaveracivica.blogspot.it/2014/04/gli-antichi-vigneti-di-baver-sono-salvi.html

Ora a quasi quattro anni di distanza arriva un'altra buona notizia pubblicata nella Tribuna di Treviso del 19 gennaio 2018 con un articolo di Marina Grasso 

 TREVISO LA TRIBUNA DI VENERDI 19 GENNAIO 2018
Il ministero dell'Agricoltura ha inserito la piantata veneta nel Registro Nazionale dei paesaggi rurali
La vite maritata, patrimonio di Stato
di Marina Grasso
Era un vero e proprio matrimonio combinato - solido e duraturo - quello con il quale la vite veniva "maritata" agli alberi. 
Un matrimonio che doveva garantire la minore competitività tra i congiunti, scegliendo attentamente i sostegni vivi per dare adeguata ombra e protezione con le fronde ma anche un apparato radicale non invasivo ed evitare che gli alberi comunicassero all'uva gusti spiacevoli (come il "salgarìn" del salice bianco, o il "formighìn" del noce). Insomma: doveva essere una scelta oculata, dettata dall'esperienza, anche perché gli alberi dovevano anche fornire i rami per legare i tralci durante la potatura, le foglie potevano servire per la bachicoltura e la legna per fare gli attrezzi agricoli.
E anche la vite da "maritare" doveva essere scelta con attenzione, custodendo la varietà dei vitigni, così se qualche malattia ne attaccava uno, ce ne sarebbero stati altri utili a compensare la perdita: accorgimenti imparati dall'esperienza secolare che rendevano questi matrimoni praticamente perpetui. All'inizio dell'Ottocento l'abbandono degli alberi a favore dei pali si diffondeva in tutta Italia per migliorare la qualità dell'uva, ma nel Veneto la pratica della vite maritata, nota anche come "piantata", restò predominante ancora molto a lungo.
Lo racconta anche un articolo del 1868 sul periodico "Il Raccoglitore", che descrive la pianura veneta «regolarmente tagliata da filari di viti maritate ad alberi di varie famiglie, con interfilari coltivati a grano, quasi che i filari delle viti fossero destinati a marcare l'unità di misura superficiale dei poderi e a servire all'estetica».
Ma poi, i pali hanno preso il sopravvento anche qui, i vini sono sicuramente migliorati e quei filari di viti e alberi non tagliano più la pianura.
La piantata veneta, quella che disegnava quel paesaggio, da ieri è ufficialmente entrata nel Registro Nazionale dei paesaggi rurali storici, riconosciuta dal ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali come pratica agricola che caratterizza le attività agricole e la loro vitalità: iscrizione che non comporta alcun vincolo ulteriore rispetto agli strumenti in essere, ma valorizza la coniugazione tra sostenibilità e vitalità che la piantata veneta esprime.
Ed è una nuova vittoria per l'Associazione Culturale Borgo Baver Onlus, nata nel 2007 per dar voce alle istanze di Baver, borgo di Godega Sant'Urbano, nel Trevigiano. Grazie all'attività dell'associazione, da qualche anno gli antichi vigneti di Baver - dove la piantata veneta è documentata già nel Catasto Napoleonico del 1811 e le viti sono sostenute da imponenti gelsi, aceri campestri e olmi - sono tutelati da un vincolo di natura etnoantropologica emesso dalla Soprintendenza non solo sull'area agricola ma anche sulla secolare tecnica di coltivazione della vite, riconosciuta come bene immateriale.
Tecnica che ora l'iscrizione al Registro del ministero delle Politiche Agricole ratifica essere espressione della coltura promiscua e della diversità che caratterizzano il paesaggio italiano. E che, in un territorio dominato dalla quasi totale monocoltura del Prosecco diventa un'importante testimonianza che guarda al futuro e preserva la biodiversità, proprio come negli intenti del Registro dei paesaggi rurali storici. Registro in cui, tra l'altro, la piantata veneta è in eccellente compagnia: accanto ad essa, infatti, ieri sono stati iscritti
·         la fascia pedemontana olivata fra Assisi e Spoleto;
·         il paesaggio della Pietra a Secco dell'Isola di Pantelleria;
·         il parco regionale Storico agricolo dell'olivo di Venafro;
·         il paesaggio policolturale di Trequanda, nelle colline senesi, 
·      il paesaggio rurale storico di Lamole in Chianti. 

A A Vedelago e dintorni quante piantate sono rimaste? 
Camminando per la campagna se ne vedono veramente poche. 
Come si potrebbero incentivare i contadini a preservare questo prezioso elemento del paesaggio veneto?