domenica 18 maggio 2014

Elezioni europee - Laura dice: ecco perchè andrò a votare.....

Laura Parisotto è una ragazza di 27 anni di Vedelago che ha studiato a Padova, ha fatto l'Erasmus in Belgio, si è specializzata a Ginevra e l'anno scorso ha avuto l'occasione di fare uno stage presso il Parlamento Europeo nell'ufficio dell'europarlamentare Andrea Zanoni.
Laura mi ha inviato questo articolo che pubblico molto volentieri perchè contiene le sue riflessioni e le sue motivazioni sull'importanza di partecipare alle votazioni europee e di scegliere persone capaci, competenti ed appassionate. 


 Il 25 maggio tornerò da Ginevra ed andrò a votare per le elezioni europee, ecco perché …
Le elezioni europee in Italia si terranno domenica 25 maggio 2014, e gli italiani dovranno eleggere 73 deputati: oramai il conto alla rovescia è già iniziato, Bruxelles, Strasburgo, ambasciate, consolati, comuni di capitali, di piccole e medie città, di paesi, cominciano a fremere. Quest’anno, con queste votazioni, non si eleggeranno solo gli eurodeputati dei rispettivi gruppi politici al Parlamento Europeo (PE) ma si indicherà anche, indirettamente, il candidato alla presidenza della Commissione Europea. E ciò avrà delle ripercussioni considerevoli sull’andamento dell’Unione Europea (UE) nei prossimi 5 anni.
Potrei dunque dirvi che andrò a votare perché queste elezioni europee sono ancora più significative di quelle precedenti per il futuro di questa fragile e complessa Unione Europea e per il futuro dei suoi 28 stati membri, molti dei quali decisamente provati da quella che in modo colloquiale definiamo “la crisi”. Questa crisi che ci ha mostrato le grosse lacune dell’UE costruita finora, di quest’UE che forse non aveva dato uno spazio adeguato ai suoi cittadini.
Vi potrei dunque dire che andrò a votare perché mi piacerebbe vedersi costituire un’UE diversa e, al tempo stesso, prendermi un piccolo granello di questa UE che è anche mia, per vederla diventare più democratica, più solidale, più sostenibile, più ambientalista, più incentrata sulla valorizzazione della cultura e del patrimonio, più egualitaria e più attenta a quelle priorità sociali elencate nella strategia 2020. Un’UE che possa, e in questo ripongo molte speranze, restaurare una vera convergenza socio-economica in Europa, come José M. Barroso, l’attuale presidente della Commissione Europea, lo ha ricordato nel suo omonimo discorso dell’ottobre scorso.
Le scelte politiche controverse a livello comunitario, l’incomunicabilità tra stati con le loro visioni divergenti (i.e. Germania e Grecia), l’insufficiente risposta intergovernativa e le politiche di austerità non hanno prodotto i risultati sperati. Al contrario, esse hanno forse aumentato quel deficit democratico di cui già si temeva durante il periodo funzionalista dell’UE. Tutto ciò, inoltre, ha ben fomentato un euroscetticismo mosso anche dal’incomprensione reciproca, dagli egoismi nazionali, dalle “sussidiarietà” rivendicate e strumentalizzate, dalla paura, dalla perdita del potere d’acquisto e dai nuovi pericolosi populismi, i quali, sfruttando abilmente tutte queste eventualità, hanno rimontato le classifiche dei sondaggi europei.
Ma se slogan anti UE, anti-Euro, anti integrazione, anti interdipendenza sociale ed economica stanno prendendo un piega incontrollata e spaventosa,
vi potrei dire che andrò a votare perché tutto ciò non avvenga, perché invece io credo si debba lavorare ancora molto a una nuova UE, e questo lo si può fare già esprimendo la nostra preferenza domenica 25 maggio. E lo si deve fare perché attraverso le istituzioni sovranazionali, come il PE, noi cittadini possiamo realmente esprimerci. Perché questi organismi sovranazionali sono nati - e ciò non è retorica ma storia- per garantirci una forma di integrazione pacifica e uno stato di benessere che troppo spesso oggigiorno diamo per scontati.
E qui, ora, vi dirò veramente perché andrò a votare.
Certo, tutto quello che ho appena elencato è molto sentito e decisamente importante, ma forse non quanto quello che mi “viene dal cuore”.
Il cuore, un immagine simbolica forte. Una immagine che ci lascia una eredità spirituale della quale dobbiamo sentirci responsabili: quella di un sentimento “d’amore” e di pace che trionfi sulla belligeranza, sui conflitti e sulle diversità culturali, come quello che servirebbe per non incrinare ancora maggiormente questa fragile e preziosa Unione Europea.
Questo simbolo, questo cuore, è stato un po’ l’emblema che ha accompagnato per mesi il mio varcare la porta del Parlamento Europeo di Bruxelles quando sono stata tirocinante dell’europarlamentare Andrea Zanoni (candidato PD - PSE al PE).  
Per mesi all’entrata del Parlamento Europeo c’è stata questa installazione artistica: un neon rosa, un po’ postmoderno, un po’ pop - che ben si addice ai nostri tempi -, un neon gigante, a forma di cuore, che sovrastava l’entrata “Altiero Spinelli”.  
Questa installazione, che non aveva esattamente riferimenti diretti a quello che starò per scrivere, ogni mattina mi faceva pensare, però, che grazie all’Unione Europea, strumento di mediazione e di delicato compromesso, l’Europa si è trasformata in un continente di pace. 
Se fino alla metà degli anni ‘40 francesi e tedeschi si ammazzavano fra loro, se mio bisnonno è stato ucciso con una pallottola tedesca in testa, io ora vivo con una francese e un tedesco che si cucinano “la pasta” insieme la sera. E questo per me non è poco, anche se forse, oramai, tutto ciò ci sembra quasi “ovvio”. Questo compromesso, che sta nella condivisione, come nella condivisione di scelte politiche per un futuro se non migliore almeno discreto, sta a noi mantenerlo. E possiamo farlo anche con piccoli contributi; come la scelta democratica di un voto.
Ecco perché io il 25 maggio andrò a votare. 
E questo mi viene dal cuore.
L. Parisotto

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